pp. 80, € 16,00
[ISBN: 978-88-7500-043-1]
“Mi chiamo Mohamed Alì Saleh, sono nato nel 1988 in una città della regione Kanem, in Chad”. E’ così che
un giovane come tanti inizia a raccontarsi. La sua vita cambia a 18 anni, quando entra in contatto con
l’UNDD, un gruppo di ribelli che aspira a liberare il paese dalla dittatura di Deby, sotto i francesi, e imbraccia
le armi al loro fianco.
L’addestramento, la presa della capitale, le trattative con i francesi fino alla fuga attraverso il deserto del
Sahara. Le parole di Alì risuonano forti quando racconta del razzismo in Libia e di come, dopo lo scoppio
della guerra con Gheddafi, paga i trafficanti per imbarcarsi verso l’Europa. Qui ricomincerà, ancora una
volta, dal “puntozero” e a partire da un numero, il 224. “Da quel momento sono diventato il 224. Quando
sentivo quel numero, mi hanno spiegato, stavano chiamando me. Non avevo niente con me, in Libia avevo
perso tutto. Arrivato in Italia, avevo perso anche il nome”. Accompagnato da una fede profonda e dalla
convinzione che “tanto poi passa”, Alì arriva a Pisa, poi, una sera, si ritrova nel cerchio di Arte Migrante.
Arte Migrante è un movimento apartitico e aconfessionale, nato a Bologna circa sette anni fa. L’idea è di far
incontrare le persone attraverso l’arte, la condivisione e l’ascolto. Ci sediamo in cerchio, allo stesso livello
dell’altro e creiamo relazioni umane lontane dai pregiudizi, stereotipi e razzismi. Questo libro nasce proprio
dall’incontro tra la voglia di Alì di raccontare del suo paese e di cosa significhi migrare, e la volontà di Arte
Migrante di fare resistenza attiva e nonviolenta al clima di odio e di paura nutrito dai nostri governi, perché
gli umani possano invece incontrarsi e riconoscersi. (di Benedetta Bressan)
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